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"Solo qui ho avuto la sensazione di perdermi completamente in un paesaggio dell'anima dove visione e sentimento non litigano tra loro. Davanti a me sfilano ancora le trasparenze delle acque, le ombre azzurre e inquietanti degli iceberg, le surreali forme della solitudine bianca, gli spettacoli di colori e luci che qualche imperscrutabile architetto della natura ha allestito per il nostro godimento... Ho sempre pensato che il paesaggio sia un fatto interiore, una dimensione dello spirito, spesso legata all'infanzia, magari segnata dall'apparenza di un ricordo. Sono convinto che questa sia la ragione per cui, tante volte, da adulti, un'inevitabile delusione aspetta chi prova a ritrovare nel paesaggio reale i suoi ricordi del passato. In Antartide la natura si riappropria completamente del suo tempo e lo lascia scorrere a modo suo: lentamente ma incessantemente, segnato solo dal variare delle forme che compongono e ricompongono i paesaggi. Presto dovrò arrendermi di nuovo a questo mondo quale lo abbiamo voluto, in fondo, anche tutti noi. Però l'Antartide, lo so, continuerà ad abitarmi dentro". (Tito Barbini)